Per molte donne l’ansia di perdere i capelli non è accettabile sino al punto di rifiutare le cure o sceglierne di meno efficaci.
La chemioterapia, di norma, agisce distruggendo tutte le cellule, sia quelle cancerose che quelle sane.
Le cellule normali più sensibili all’azione tossica della chemio sono quelle in rapida crescita.
Dal momento che le cellule responsabili della crescita dei capelli tendono a dividersi molto rapidamente per riprodursi, esse possono essere frequentemente uccise dalla chemioterapia, causando l’assottigliamento e molto spesso la caduta totale dei capelli, ovvero l’alopecia da chemioterapia.
L’alopecia acuta del cuoio capelluto insorge da 1 a 8 settimane dall’inizio della chemioterapia ed è di solito reversibile.
Casi di alopecia permanente da chemioterapici, sono associati alla somministrazione di busulfano (50% dei pazienti) e radiazioni (correlata alla dose).
L’alopecia permanente invece è rara, ma occasionalmente è stata osservata dopo la somministrazione di alte dosi di ciclofosfamide, thiotepa e carboplatino (Ctc), farmaci che
vengono usati per tumori maligni ematologici e in associazione a trapianto di midollo.
La caduta dei capelli in genere è un fenomeno reversibile che, solitamente, si risolve entro poche settimane dalla conclusione del ciclo di terapia con la ricrescita completa dei capelli.